Ritratti

Un discorso a parte merita la serie di “Ritratti”, tema che è stato alla base dei miei interessi fotografici sin dall’inizio della mia carriera. Io trovo che nel ritratto si incontra una duplice difficoltà di base, e cioè che da un lato la persona che accetta o addirittura richiede di essere ritratta si trova nell’imbarazzante condizione di dover “essere se stessa”. Ma come si fà a manifestarsi senza concedersi quale preda inerme a un osservatore invadente e sfrontato? Perché, è inutile negarlo, tale apparirà il fotografo se vorrà riuscire a captare qualche momento di grazia del suo soggetto. Dall’altro lato al fotografo è richiesta una reale capacità di contatto, dovrà saper leggere senza forzature dietro la maschera sociale del suo prossimo.

Forse gli unici capaci di far fronte ai fotografi sono gli attori, che imparano a rappresentare differenti stati d’animo e a dar corpo a personaggi fittizi. La finzione è sempre più verosimile della realtà, se non altro perché i personaggi coinvolti sanno di stare recitando, mentre una persona qualunque non accetterebbe mai l’idea di star impersonando la sua parte sul palcoscenico della vita, anche se fosse cosciente di portare una maschera nei suoi rapporti sociali.

E poi non dimentichiamo che tutti abbiamo la nostra opinione personale, vera o –in genere- errata, di quale sia l’aspetto che ci rappresenta al meglio, e tutti ovviamente pretendiamo che il fotografo colga proprio e unicamente quell’aspetto per noi ovvio. Dato che esso però non ha un riscontro nella realtà, ma è solo un prodotto dei nostri desideri e delle nostre fantasie, questa convinzione così comune pone il fotografo in seria difficoltà. Infatti non sappiamo a priori se, quando, e in che modo si manifesteranno gli stati di grazia intravisti nel soggetto, anche se arriviamo a intuire come potremmo modularli attraverso una forma sempre mutevole. Sappiamo che dovremo cercare di cogliere, senza idee preconcette, quella più consona alla persona che ci sta di fronte, libera e diversa da noi.

E’ difficile condurre un soggetto allo scoperto senza prevaricare e senza ferirlo, ma quando ci si riesce i risultati sono gratificanti. Se il nostro atteggiamento sarà umile e di grande rispetto arriveremo a percepire -e con un po’ di fortuna a registrare- momenti espressivi intensi e significativi, dei quali spesso neppure il soggetto stesso è cosciente. Si tratterà di stabilire una comunicazione a livelli profondi, un contatto reale, e il tutto dovrà realizzarsi in un tempo brevissimo. Sarà còmpito del fotografo demistificare atteggiamenti esibizionistici e\o vincere ritrosie ingiustificate, malgrado i preconcetti radicati nel profondo di noi tutti sulla propria immagine e sulla necessità di preservarne l’integrità. Si pensi ai primitivi che temono di venir derubati del loro principio vitale da chi riesca, in modo per loro magico, a riprodurne le fattezze. Nel soggetto andrà risvegliato il desiderio di mostrarsi quale è, o crede di essere. I risultati più validi nel ritratto fotografico si otterranno quando si raggiungerà una osmosi tra la personalità del soggetto e quella dell’autore, basata sull’accettazione reciproca. L’opera finita si presenterà allora dotata di un imponderabile equilibrio tra lo stile proprio dell’artista e il carattere della persona ritratta, manifestando un valore emozionale ed estetico indipendente dal suo contenuto specifico.

Le mie opere sono in formati vari, talvolta a colori, ma preferibilmente in bianco e nero. In una mostra personale alla Galleria Giulia in Roma, alcuni anni fa, presentai una serie di ritratti mostranti due aspetti della stessa persona.